domenica 17 aprile 2011

NOTIZIE DA TOKYO


L'aereo che mi porta a Tokyo è quasi vuoto. Una persona ogni 3 posti, e gli italiani presenti sull'aereo non sono molti, anzi, saranno meno dell'80%, il resto sono giapponesi, anziani veuti in Italia per una breve vacanza.
Arrivata all'aeroporto, l'atmosfera che respiro è surreale. L'aeroporto è quasi al buio, metà dell'illuminazione è spenta. Una lampada su 3 è accesa, il resto è presente, ma spento. Al controllo passaporti per il rilascio del visto ci sono solo 5 addetti in tutto e quando arriviamo a ritirare i bagagli, che sono già sul nastro trasportatore ad aspettarci, i controllori alla dogana sono solo 3, in tutto l'aereoporto. Ci sono transenne che separano la parte operativa da quella chiusa perché inutile. Non ci sono abbastanza passeggeri per giustificare la spesa di personale e illuminazione nell'altra metà. Le domande sono sempre le stesse, ma l'attenzione che il doganiere pone a me e ai miei bagagli è più specifica: "perché è qui in Giappone, per quanti giorni, cosa ha nei bagagli, dove dormirà, si muoverà, solo Tokyo?". La solita routine ma mi sembra più concentrato sulle mie risposte. Comunque passo ed esco. Due persone coi soliti cartelli ad attendere i due aerei arrivati in quella ora di tempo, solo due. Scendo le scale ma il solito adetto attento a che non combini un guaio con le valigie, sulla scala mobile non c'è. Niente male, mi è sempre sembrato abbastanza inutile che uno controllasse che non lanciassi valigie in testa a chi mi sta sotto. Arrivo alla biglietteria dello Skyliner e il buio è ancora più deprimente. Il primo treno parte fra 39 minuti, quindi faccio in tempo a prendere un Frappuccino allo Starbucks, più buio di tutto il resto. Gli avventori sono pochi e la tristezza comincia già a farsi sentire.
Prendo il treno ma a Nippori ci fermiamo e restiamo fermi per 26 minuti. Non mi è mai successo. Non scendo, ma cerco qualcuno a cui chiedere. Devo cambiare carrozza, però, nessuno è presente oltre me nella mia. Trovo una ragazza e le chiedo se parla inglese e se sa dirmi cosa stia succedendo. Sì, siamo fermi perché c'è stata una scossa e il treno deve attendere che tutto si sistemi prima di ripartire. Pochi minuti dopo ripartiamo e quando arrivo all'entrata della stazione, altri viaggiatori sono in attesa, non possono salire perché i treni non ripartono. Non c'è allarmismo, non ci sono lamentele. Entrata in metropolitana l'atmosfera è la stessa, tutto funziona ma un po' a singhiozzo e anche qui l'illuminazione è ridotta al minimo e molti cartelloni pubblicitari luminosi nei corridori sono vuoti e spenti. Quando esco entro in un Convenience Store. Gli scaffali sono pieni eccetto quelli dei pasti freschi pronti e quelli delle bibite in frigo. C'è comunque molta scelta, solo che ci sono molti spazi vuoti. Stasera incontrerò Kentaro, vediamo cosa mi racconta....

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Certo che per una città sempre illuminata come tokyo tutto questo buio! Ciao
Gabriele

Nyu Egawa ha detto...

Sembra un racconto dell'orrore pieno di suspance!
Aspetto il prossimo..

Il paese dei balocchi ha detto...

:O
Viverla in prima persona è tutta un'altra cosa. Tienici aggiornati.

Silvia ha detto...

Ciao Adriana!!
Beh, a dirla tutta... il tuo racconto dice quel che più o meno mi aspettavo di sentire, soprattutto per quanto riguarda l'illuminazione e le insegne pubblicitarie; i servizi dei TG e le notizie lette qui e là in rete facevano capire piuttosto bene la situazione a Tokyo.
Tutto ciò, però, vela tutto di tristezza...
Vorrei davvero che la situazione si risolvesse al più presto e nel migliore dei modi, ma le notizie che si sentono purtroppo non sono molto rassicuranti in questo senso.
Resto in attesa di nuovi resoconti da parte tua, e intanto rinnovo il mio "Forza Giappone!"
A presto, Silvia.

Anonimo ha detto...

L'avevano detto che c'è molta attenzione al risparmio energetico... Farà tristezza ma è una fase necessaria per la ripresa, forza Giappone e forza Adriana in Giappone!
Alla prossima, Simona ^^

Anonimo ha detto...

Adry ti penso spesso...un abbraccione.
Ylenia