sabato 11 luglio 2009

Terremoti in Giappone

La prima cosa che faccio appena atterro a Tokyo, è correre subito alla mia solita Ryokan e dopo una doccia veloce, una veloce controllata a tutto quello che si è rotto in valigia e a quello che non c'è, e ci doveva essere, piango un po' e poi mi precipito subito ad Akihabara a fare una prima perlustrazione delle novità uscite. Akihabara è il quartiere dell'elettronica ed è per gli amanti del fumetto, dei giocattoli e dell'elettronica, quello che un Luna Park è per un bambino.
Negozi sottoterra (per i giapponesi B1), negozi al pianterreno (per loro primo piano) e su, su fino all'ottavo piano e oltre. Se soffrite di agorafobia, non ci andate, se non vi piace stare in mezzo alle persone, non ci andate, se avete pochi soldi non ci andate!! Perché non ci sono solo gli articoli di tutte le marche ad attirarvi luccicanti sugli scaffali interni ed esterni dei negozi, ma ci sono anche gli strilloni fuori da ogni negozio che urlano con tanto di megafono le offerte del momento e addirittura ragazzine vestite, o svestite, a metà fra una cameriera e una Gothic Lolita che fanno volantinaggio pubblicizzando i prodotti più svariati.
Insomma, un po' ubriaca da tutta questa confusione, un po' ubriaca di stanchezza, affronto tutto questo, stoica ma con le ginocchia un po' traballanti. E così una sera mi trovo al settimo piano di un negozio, quando a un tratto sento le ginocchia che si piegano e la testa comincia a girare, o... è tutto il resto che gira intorno a me. Sto per cadere e mentre cerco con un moto d'orgoglio di darmi un po' di contegno e restare in piedi mi dico: "porca la miseria... stavolta sì che sono stanca". Ed ecco che sono in piedi, ma non è proprio in piedi in piedi, sembro più la torre di Pisa e tutto intorno a me continua non proprio a girare, ma c'è un tale casino che non riesco proprio a capire cosa stia succedendo e poi mi accorgo che tutti urlano, e le cose cadono dagli scaffali, le persone corrono e... porc la miser.. !! Un terremoto!!! Scappo! O... scappo? Sì scappo! No, non scappo! La gente scappa, urla, ride ma dove sta andando? L'uscita non era di là? Ah! Ecco! Stanno scappando non verso l'uscita, ma verso gli scaffali per salvare gli oggetti che ci sono sopra. E gli altri che fanno? Scappano, si? No? Insomma, ma che devo fare? Scappare e fare la figura della fifona o stare a guardare cosa stanno facendo gli altri? Rido anch'io? Ma non c'è nulla da ridere! Anzi! E poi io ho paura! Ma poi mi calmo e vedo che le cose stanno in questo modo: i commessi corrono verso gli scaffali per salvare gli oggetti, e i clienti, quasi tutte ragazzine, ridono perché non riescono a stare in piedi. In effetti la scossa si è sentita molto, il palazzo oscilla ma a quanto pare, i giapponesi, abituati a queste scosse, hanno capito la non gravità e hanno saputo mantenere la calma.
Fu una scossa molto forte e ancora la ricordo come una bruttissima esperienza e per quel giorno lasciai perdere il lavoro e tornai in Ryokan a cercare di capire cosa avessi rischiato.
Altre volte mi è capitato di essere a Tokyo durante scosse forti o meno forti, soprattutto di notte. Nel sonno. Sono sempre molto stanca e a causa del fuso orario non dormo molto. Ma svegliarsi di notte a causa di un terremoto è veramente traumatizzante. Anche perché ci vuole un po' prima che realizzi che non era il fantasma del sogno, che ti stava spostando il letto, ma appunto si trattava di una scossa.
Mi è tornata in mente questa esperienza proprio oggi che ho visto le notizie su TG24 della chiusura del G8 e della visita dei "grandi", George Clooney compreso, alle macerie del terremoto in Abruzzo. Mi trovavo a Tokyo quando è successo e tutti i giapponesi che mi conoscono mi hanno telefonato in Ryokan per dirmelo e chiedermi se avessi parenti o conoscenti in quella regione. C'è stata molta angoscia quella sera, perché le informazioni non erano precise. Poi al mio ritorno in aereo ho letto le varie notizie su La Repubblica, i racconti dei superstiti, dei pompieri e dei volontari della protezione civile, le ricerche ancora in corso, i salvataggi miracolosi e dopo sole poche righe ho dovuto smettere. Nascondere le lacrime in aereo è quasi impossibile.