sabato 2 aprile 2011

Il silenzio a volte è la cosa migliore

"E' come potevamo noi cantare, col piede straniero sopra al cuore, tra i morti abbandonati nelle piazze sull'erba dura di ghiaccio, al lamento d'agnello, all'urlo nero della madre che andava incontro al figlio, crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento"

Questa poeasia di Salvatore Quasimodo parla degli orrori della guerra che impongono il silenzio alla poesia, incapace di esprimere tale orrore.
Anch'io in questo frangente, ho scelto di tacere per un lungo periodo perché le immagini dal Giappone sembrano molto vicine alla distruzione di una guerra.

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